Laurini Officine Meccaniche ha realizzato importanti modifiche a tre Cat 374F che andranno a lavorare in Arabia Saudita per uno scavo sul fondo marino. Il risultato, tre macchine imponenti, monumentali, una delle quali è stata immortalata durante l'assemblaggio e il test. Abbiamo intervistato Marco Laurini per farci spiegare tutti i dettagli tecnici.
Per un costruttore di macchine vedere le proprie “creature” pronte, alla consegna, è sempre una grande soddisfazione. Se si aggiunge che le nuove nate sono state pensate, progettate e realizzate seguendo minuziosamente le scrupolose richieste del committente, è facile intuire che la soddisfazione sia ancora maggiore. È il caso dei tre escavatori realizzati da Laurini Officine Meccaniche di Busseto, in provincia di Parma, modificando tre esemplari di Cat 374F per andare in Arabia Saudita a scavare sott’acqua sul fondo marino, a quattro metri di profondità. Le macchine, rispetto al modello originale, sono state allargate e rialzate (la parte sopra la ralla, per non far immergere l’operatore e il motore), in modo tale però che durante il trasporto e a fine cantiere possano ritornare alla configurazione originale. Insomma, un lavoro enorme, che ha richiesto modifiche formali e sostanziali. Una vera sfida per l’azienda parmense. Per saperne di più - e potervelo raccontare nei minimi dettagli - abbiamo intervistato Marco Laurini che, con passione ed entusiasmo, ci ha illustrato tutto per filo e per segno.
Può spiegarci nei dettagli il lavoro che le tre macchine modificate andranno a svolgere?
Dovranno scavare sul fondo del mare una trincea di 14 km per interrare un metanodotto offshore: in sostanza, le tubazioni che provengono dal mare, a quattro metri di profondità devono essere coperte per arrivare poi totalmente interrate sulla terraferma. Per cui verrà realizzata la trincea (con più scavi paralleli tra loro), verrà posato e ricoperto il metanodotto, per poi proseguire sulla costa in uno scavo coperto. Le modifiche sono state necessarie perché non ci sono draghe che possano lavorare a una profondità così bassa, fino ad arrivare sulla spiaggia. Inoltre, prima di passare all’escavazione, in alcuni punti della trincea, sarà necessario montare un martellone per rompere la crosta della superficie del fondo marino; per rimuovere questa crosta dura, in alcuni tratti verrà usata una benna ripper dalla capacità di 2 mc, in altri una benna da scavo da 3 mc.
Può illustrarci nel complesso la macchina ed evidenziare le modifiche apportate per questa speciale applicazione?
Punto di partenza, tre Cat 374F, che abbiamo acquistato da CGT e che poi rivendiamo ricertificati con tutte le modifiche apportate. Basti dire che dalle circa 74 tonnellate di peso operativo originale, in seguito alla trasformazione, si passa a 103, quasi 30 tonnellate in più. Le modifiche effettuate sono tre: è stato allargato il carro, è stata rialzata la torretta e abbiamo costruito un braccio da scavo più lungo, perché alzando la macchina, col braccio originale si ridurrebbero le capacità di scavo.
Non si tratta di modifiche semplici…
No, anche perché è stato richiesto che la macchina potesse ritornare allo stato originale, quindi abbiamo dovuto progettare delle variazioni considerando di non modificare nulla del mezzo originale. Per esempio, il basamento del sottocarro imbullonato sui cingoli è rimasto tale e quale, perché i cingoli sono stati smontati e montati su quello più largo costruito da noi. La macchina, tra l’altro, durante il trasporto, per questioni d’ingombro, sarà riportata alla configurazione originale, e tutte le parti costruite da noi per la modifica verranno spedite in container. Precisiamo che le funzioni basilari della macchina rimangono invariate, non cambia nulla nei comandi e nelle prestazioni.
Quanto tempo occorre per fare modifiche di questo tipo?
Solo il tempo di progettazione da parte dei nostri tecnici è stato di circa tre mesi, poi è seguita la realizzazione di tutte le parti, in contemporanea per tutte e tre le macchine per ottimizzare la produzione. In ultimo, abbiamo effettuato il completo assemblaggio per il test, eseguito qualche giorno fa.
Vediamo nel dettaglio le modifiche realizzate
Il sottocarro originale misura 3,40 metri in configurazione di trasporto, 4 metri in configurazione di lavoro, quello modificato è di 6 metri in configurazione di lavoro, due metri in più dell’originale. Per poter apportare le modifiche, abbiamo dovuto riprodurre il telaio di base del sottocarro con la stessa foratura per il fissaggio dei due semicarri cingolati: lo abbiamo riprodotto con la foratura originale per poter montare i semicarri originali e, poi, sopra, imbullonare la torretta rialzata, tramite bulloni di acciaio inossidabile speciali ad alta resistenza, per poter resistere all’acqua marina. Abbiamo creato un supporto per il fissaggio dei tubi idraulici che dal giunto rotante della torretta vanno ai motori idraulici del sottocarro: visto che i tubi originali con la nuova configurazione sarebbero corti, abbiamo realizzato un supporto intermedio, dove i tubi vengono flangiati a dei blocchetti in acciaio inossidabile, e poi abbiamo attaccato le prolunghe che vanno ai motori idraulici.
Per quanto riguarda la parte superiore?
La parte superiore dove appoggia il basamento originale della macchina è stata fatta con un disegno specchiato, girato sottosopra, per fissare la parte superiore sulla prolunga. Le prolunghe realizzate sono di due metri e mezzo, in più abbiamo fatto una parte supplementare da aggiungere quando necessario di un altro mezzo metro, in totale la macchina misura tre metri di altezza in più rispetto all’originale. Abbiamo creato anche delle passerelle di camminamento intorno al perimetro della macchina con due scale, una a destra e una a sinistra, per accedere al posto di guida; quindi l’operatore dovrà accedere, tramite queste scale alla marinara, alla passerella e dopodiché al posto di guida. Tutti i particolari costruiti da noi sono rifiniti con una verniciatura resistente all’atmosfera marina, per evitarne l’ossidazione, anche perché la macchina, quando sarà a lavorare in mare, non rientrerà tutte le sere sulla terraferma; l’operatore la raggiungerà con un gommone, e il mezzo rimarrà a bagno diversi mesi.
E per quanto riguarda il braccio?
Il boom e lo stick che compongono il braccio hanno una lunghezza totale di 18 metri, contro i 12 dell’originale; questo perché mentre la macchina lavora, possa avere un raggio di azione superiore senza muoversi troppo, insomma in modo che possa scavare più lontano dal centro macchina rispetto all’originale per rendere più facile l’attività all’operatore. Ricostruendo il braccio più lungo, abbiamo dovuto costruire i cilindri di sollevamento maggiorati nel diametro, per avere più forza di sollevamento nonostante la pressione idraulica della macchina rimanga invariata.
Altre modifiche da segnalare?
Un’altra variazione richiesta dal cliente per diminuire la pressione specifica al suolo e per dare maggiore stabilità se il fondo fosse tenero, è quella relativa i pattini dei cingoli, sostituiti con pattini più larghi: gli originali misurano 60 cm di larghezza, quelli modificati il doppio, 1,20 metri. E ancora, prima della progettazione ci è stata richiesta una verifica di stabilità, definendo un baricentro della macchina modificata e stabilendo l’inclinazione massima senza ribaltamento; questo perché portando in alto il peso, la macchina non avrà le stesse capacità di arrampicarsi e la stessa stabilità del modello originale. Dopo aver eseguito le opportune verifiche, è risultato che prima di ribaltarsi la macchina deve arrivare a 24 gradi di pendenza (l’inclinazione massima del fondo prevista è di 8 gradi).
Si può dire con fermezza che Laurini si è occupata di tutte le fasi?
Sì, ci siamo occupati della progettazione, della realizzazione, dell’assemblaggio per il test e del successivo smontaggio per riportare la macchina alle condizioni originali per il trasporto. Ci siamo occupati anche dell’integrazione del manuale di uso e manutenzione, riguardante in particolare le operazioni di assemblaggio, presenziate da un nostro tecnico in loco, e della ricertificazione.
È la prima volta che realizzate una macchina per questa applicazione?
Abbiamo fatto diverse modifiche e trasformazioni su escavatori di diverse taglie, ma questa, nel suo genere, è la prima. È stata una sfida anche per noi.
Cosa avete in serbo per il futuro?
Stiamo realizzando diverse trasformazioni da escavatori standard a macchine da demolizione, in diverse misure da 23 a 53 tonnellate, con modifiche sostanziali e importanti. Infine, possiamo preannunciare che partiremo con la costruzione di una macchina a marchio Laurini, un escavatore per la posa delle palancole. Un progetto a cui teniamo molto.
Peso operativo: da 74 a 103 ton
Altezza macchina: 3 m in più rispetto all’originale
Braccio: da 12 a 18 m
Sottocarro: dai 4 m originali in configurazione di lavoro a 6 metri
Pattini dei cingoli: gli originali misurano 60 cm di larghezza, quelli modificati 1,20 metri
Guarda il video girato durante il test
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